sabato 7 dicembre 2002

Zolli, l'«ebreo errante» che partì alla ricerca di Cristo

Una biografia sull'ex rabbino di Roma convertitosi nel 1944

Zolli, l'«ebreo errante» che partì alla ricerca di Cristo

A capo della comunità israelita di Roma aderì al cattolicesimo e fu grato a Pio XII per l'aiuto che diede ai perseguitati dal nazismo

di Gianni Santamaria


Italo Zolli, chi era costui? Non ci aiuta neppure citare il suo nome autentico, Israel Zoller, cambiato per le leggi razziali. Alle orecchie di molti il nome del protagonista di una delle storie più controverse, e affascinanti, dei rapporti ebraico-cristiani di questo secolo suonerà come quello del manzoniano Carneade. Sul rabbino capo di Roma convertitosi al cattolicesimo nel 1944 - questo è stato l'evento decisivo della complessa vicenda esistenziale di Zolli -, infatti, è sceso in questi cinquant'anni un velo di silenzio. In parte fu dimenticato anche perché, come molti rappresentanti del "popolo eletto" perseguitato dal nazismo, fu sempre grato nei confronti di Pio XII, tanto da cambiare ancora il suo nome di battesimo
da Italo in Eugenio in onore di quello che oggi alcuni autori considerano Il Papa di Hitler.

Dunque, sia nella sua comunità - dove fu a lungo, senz'altro fino alla morte, avvenuta nel 1956, considerato un meshummad (rinnegato) - sia tra i cattolici, la sua figura è stata oggetto di rimozione. Lo ricorda Vittorio Messori nella prefazione a un libro, pubblicato negli anni scorsi in Francia, che ha squarciato il velo dell'oblio su questa vicenda e che ora la San Paolo pubblica da noi. A scriverlo è stata Judith Cabaud, nata da una famiglia ebraica newyorkese. L'autrice non è una storica di professione. A spingerla, infatti, è stata una "simpatia": anche lei in tempi più recenti è passata dalla Sinagoga a Cristo.

Ma in questi casi di passaggio dalla religione dei "fratelli maggiori" al cristianesimo si può parlare davvero di conversione e non piuttosto, come suggerisce il titolo, di una scoperta? O di un «compimento», come scrive l'autrice, mentre Messori parla di un punto di arrivo, un approdo? Quale percorso ha portato Zoller, ebreo askhenazita originario di quella Galizia
polacca immortalata nei racconti di Isaac B. Singer, a Roma e al cattolicesimo? A quel giorno di Yom Kippur in cui ebbe in Sinagoga una visione mistica del Cristo accompagnata da un imperativo che il rabbino sente in fondo al cuore: «Sei qui per l'ultima volta. D'ora in poi seguirai me».

Questo vero e proprio «ebreo errante» nasce nello shtetl di Brody nel 1881. La sua famiglia, benestante, conosce una crisi economica dovuta alle turbolenze create dal conflitto tra Russia e Austria. La famiglia Zoller si trova nel territorio della prima, dove avvengono pogrom. L'industria paterna viene confiscata. A dodici anni, nell'atmosfera di terrore, oltre che di povertà, intorno a lui ci si interroga molto sulla figura del "servo sofferente" descritto da Isaia. Nel 1904, a 22 anni, va a studiare a Vienna. Ci resta per soli sei mesi, ma bastano per incontrare due realtà che influiranno molto sulla sua vita: l'antisemitismo del famigerato sindaco Karl Lüger e il sionismo.

La prima esperienza, oltre alla conoscenza del tedesco, lo renderà avvertito più che altri correligionari della bufera incombente. Trascorre alcuni anni a Firenze, poi viene nominato vicerabbino e successivamente rabbino di Trieste, dove resta fino al 1938, manifestando al contempo sentimenti filoitaliani e sionisti (viaggia anche in Terra Santa). Due anni dopo è a
Roma nel pieno della persecuzione. E molti lo ritengono una "cassandra" per i suoi allarmi sul pericolo nazionalsocialista.

Vive il dramma delle deportazioni e dei massacri delle ss. Gli ultimi sei mesi di guerra sono per lui una tragedia. Esautorato da una riunione clandestina del Consiglio della comunità ebraica, la sua casa viene saccheggiata dai nazisti. Trova temporaneo rifugio presso una figlia
«arianizzata» e poi in una casa di amici cristiani. «L'opera straordinaria della Chiesa per gli ebrei di Roma - scriverà a caldo nel 1945 - è soltanto un esempio dell'immenso aiuto svolto sotto gli auspici di Pio XII e dei cattolici di tutto il mondo, con uno spirito di umanità e di carità cristiana impareggiabili».

Judith Cabaud
Il rabbino che si arrese a Cristo
Edizioni San Paolo
Pagine 120. Euro 12,50


(c) Avvenire, Agorà
16 marzo 2002